Spazio Volta Special Project
RUMORE DELL’UMORE
di Beatrice Sancinelli
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RUMORE DELL’UMORE
di Beatrice Sancinelli
a cura di Maria Vittoria Baravelli
05.05 -28.05.23
Ex Chiostro del Carmine, Bergamo
Il viaggio che intraprenderete nelle prossime sale si configura come il tentativo da parte di Beatrice Sancinelli di raccontare l’irraccontabile, di catturare l’ineffabile e di sintetizzare qualcosa di inesauribile. In buona sostanza, di venire a patti con la complessità del reale, dell’essere umano e di trasforma- re la sua esperienza personale e più intima in un rito collettivo.
Rumore dell’umore è una ricerca durata oltre tre anni e cominciata nel periodo della quarantena. Il centro nevralgico di questa indagine emotiva e performativa è la camera da letto dell’artista. Una stanza bianca, uno spazio chiuso, determinato, simbolicamente rappresentato in mostra dagli schermi digitali che si perturbano e colorano dei suoi umori, dei suoi pensieri, delle sue oscillazioni vitali. Una questione privata che diventa pubblica. Un racconto soggettivo che cerca una oggettività negli occhi e nelle sensazioni degli spettatori. Proprio come se si attraversasse un romanzo visivo, passerete attraverso una serie di capitoli che come una fedelissima cartina tornasole registrano tematiche fondate per noi esseri umani. L’inizio, il caos, la noia, la mancanza, l’euforia, l’esaurimento, la speranza, il coesistere ed infine quell’isola felice che non smettiamo mai di cercare: la spensieratezza, la pace, quel momento in cui i sensi si uniscono e si amplificano vicendevolmente.
Beatrice, in un mondo sempre più levigato ed anestetizzato, attraverso questo percorso ci ricorda quanto tutti i rumori esistenti facciano in realtà molto meno strepitio di noi stessi, perché il vero rumore, il suono che avvolge e fa iniziare ad esistere il mondo è l’eco delle emozioni che vibrano in noi.
Maria Vittoria Baravelli
Veniamo al mondo contro la nostra volontà. D’un tratto, ciò che era buio diventa luce, apriamo gli occhi e improvvisamente siamo vivi. Catapultati in un regno di incertezze che non abbiamo voluto. Che non abbiamo desiderato. Fin dal primo istante, dal primo respiro, dalla prima lacrima, siamo condannati inconsciamente ad un’esistenza instabile. Brancoliamo nel buio in cerca di una spiegazione, di un appiglio o di un senso più alto al nostro semplice esistere. L’opera immersiva di Beatrice Sancinelli è una presa di coscienza che traduce in immagini e suoni il viaggio esistenziale di cui siamo in balia. Attraverso un lavoro sinergico tra regia e atto performativo, Rumore dell’umore accompagna lo spettatore in un percorso altalenante che conduce ad un epilogo altrettanto incerto. La capacità interpretativa di Emanuele Algeri è in grado di creare un legame, o meglio, un’empatia immediata con lo spettatore che, attraverso un susseguirsi di stanze, reali ed astratte, en- tra in contatto con il proprio io. Ogni stanza – e dunque ogni cortometraggio – prende il nome di un’emozione o di un concetto significativi per gli artisti, in quanto responsabili di meccanismi psicologici che regolano le azioni e gli atteggiamenti umani. Non c’è una ricerca di coerenza nel percorso ma, piuttosto, esso è governato da una serie di picchi emotivi che rispecchiano l’esistenza stessa. L’opera audio-visiva, composta da nove cortometraggi, si carica di una tridimensionalità corporea dettata dall’utilizzo di un dispositivo tecnologico, indossato da ogni individuo e che permette una fruizione completa in grado di annullare la distanza tra gli schermi e il soggetto. Il corpo e la mente dello spettatore sono interamente coinvolti, diventando in qualche modo i protagonisti dell’opera. Il percorso è personale, intimo e soggettivo, lasciando ad ogni “io” la possibilità di ascoltarsi, guardarsi, vedersi e accogliersi.
Giorgia Massari