GIOVANNI CHIAMENTI
INTERSPECIES KIN
11.06 – 31.08.22
Spazio Volta è lieto di ospitare, negli spazi della ex fontana di Piazza mercato delle Scarpe, la mostra personale di Giovanni Chiamenti (Verona, 1992). Il progetto estivo, che conclude una programmazione annuale dedicata all’esteso tema dell’organico, è promosso dalla Direzione Generale della Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, che ha sostenuto la residenza dell’artista presso la NARS Foundation di Brooklyn.
Nella sua più recente ricerca, Giovanni Chiamenti parte da elementi propri della realtà per sfociare nell’immaginifico. Questi ultimi lavori prendono ispirazione da un particolare ibrido, l’Elysia Chlorotica, un gasteropode marino in grado di eseguire la fotosintesi clorofilliana inglobando parte dei cloroplasti contenuti nelle alghe di cui si ciba. Secondo le ricerche in ambito scientifico, l’Elysia è il primo ibrido animale-vegetale, esempio rarissimo dell’archivio di specie e nuove forme che l’artista ricrea a partire dai suoi studi. Inventandosi un futuro prossimo, Chiamenti lavora alla creazione di una nomenclatura pseudoscientifica, per ricreare tutta una tassonomia di nuove specie viventi.
Queste creature sono da una parte informate dalla conoscenza scientifica, mentre dall’altra generatrici di una coscienza estetica sensuale e sensibile. Chiamenti ci restituisce così delle immagini che ancora non abbiamo, ma che racchiudono il senso di una possibile evoluzione, cariche di un senso di curiosa meraviglia e terrore al contempo. Sulla soglia della volta, il visitatore scopre le opere immerse in un avvolgente scenario di sabbia nera, intervallato da pozze d’acqua e cumuli di sabbia, che ospitano le opere di bioplastica, ceramica e materiali organici.
L’esercizio di narrazione speculativa alla base di questa serie di nuovi lavori, ci riporta alla definizione di profeta data da Federico Campagna nel suo ultimo libro, Prophetic Culture. Per l’autore, la figura del profeta è associata a quella del balbuziente, in quanto non appartiene mai veramente al suo mondo e non è mai pienamente contemporaneo al suo tempo storico. Chi è allora il profeta? Può essere l’artista? “Il ruolo del profeta non richiede una produzione originale: è un punto di vista nei confronti della valanga di percezioni che ci investe ed è un modo per intonare il proprio modo di vedere e di sentire”. Chiamenti ci proietta in un futuro non così inverosimile, in cui Zoe, la forza generatrice della vita non umana, che si dispiega lungo interconnessioni transpecie e transgenetiche, sarà riuscita a integrare gli scarti della nostra civiltà con il proprio processo evolutivo.
L’artista invita a reimmaginare un mondo, partendo da quei concetti che l’attuale ideologia ha sepolto e schiacciato: il limite, la vulnerabilità, l’interdipendenza. Concetti che sostengono quanto sia necessario riconsiderare la visione di un mondo prettamente umano per inventare nuovi schemi concettuali per la nostra esistenza su questo pianeta.