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WHISPER#1

Un progetto di TOMBOYS DON’T CRY

Con EVO JOVICIC, FIGHTINGDISCONTINHA e il talk di GIULIA ZORNETTA

WHISPER è il primo appuntamento espositivo di un progetto che si divide in due tappe: Spazio Volta a Bergamo e Centre d’Art Bastille, a Grenoble. Un progetto internazionale che coinvolge numerose persone, invitate dai rispettivi direttori artistici e da TOMBOYS DON’T CRY.

(Dalla parte delle streghe, TOMBOYS DON’T CRY con FIGHTINGDISCONTINHA, tessuto, imbottitura, dimensioni variabili, 2024)

TOMBOYS DON’T CRY è una piattaforma queer-transfemminista co-fondata nel 2011 a Milano da Dafne Boggeri e Mark Rebel. TBD’C promuove avventure diurne e notturne favorendo un’agenda post-identitaria attraverso la ricerca artistica, sonora, la sperimentazione visuale e performativa collegata alla comunità LGBTQAIXYZ.

FIGHTINGDISCONTINHA (Milano) è un collettivo di ricerca libera della forme che si esprime male attraverso crochet, djing, tattoo, gossip, fotografie con le amiche, smalto per unghie, lotta trans femminista e ballon art (quando ha voglia e tempo). Transfemininè decostruptor3 al ritmo di Jersey club e non.

EVO JOVICIC (Losanna) si è laureato in Arte Visiva presso l’ECAL nel 2019. EVO esplora la sua identità queer attraverso le sue origini bosniache/italiane e i mondi della fantascienza e del fantasy. I suoi mezzi preferiti sono la stampa, il ricamo e il disegno.

GIULIA ZORNETTA è una medievalista italiana. Ha conseguito un dottorato presso il consorzio delle Università di Venezia, Padova e Verona e St. Andrews (Scozia, Regno Unito). Attualmente è ricercatrice all’università di Padova.

L’ex chiesa di San Rocco, che domina la piazza proprio sopra la vetrata, è stata sia chiesa che tribunale, due entità che si sono spesso mischiate nei secoli passati. È riavvolgendo il nastro del tempo che arriviamo a cogliere il senso dell’affermazione sospesa nella volta, un ricamo su tessuto che compone la singolare frase: “DALLA PARTE DELLE STREGHE”. Uno schieramento esplicito, che afferma la presa di una posizione, quella assunta da* artist* nei confronti del passato e della storia. 

Ma chi sono le streghe? E perché ha senso parlarne ancora oggi?

La costruzione del soggetto “strega” si fa strada fin dal Medioevo, attraverso l’uso di elementi tratti dalle credenze del mondo antico, dalla magia rituale, dal folklore. Ma è soprattutto un revival dei saperi magici che ebbe luogo in Europa nel Quattrocento che inizia a risvegliare l’attenzione delle autorità, che vi leggeranno, da li in avanti, una minaccia nei confronti della società.

L’esistenza di questa figura si consolida in un periodo in cui la Chiesa ha già affinato gli strumenti della lotta alle eresie. Attraverso i tribunali dell’inquisizione, gli ecclesiastici e i frati predicatori annientavano i movimenti ereticali attraverso elementi giudiziari e sociali, ma non solo: anche gli avversari politici, i nemici, e chi non si conformava alla visione di una società e di una religione. È la rete dei frati predicatori a diffondere il prototipo della strega demoniaca e del sabba. Da allora la caccia alle streghe si tramuta spesso in una forma di oppressione e soppressione degli elementi e dei caratteri femminili che si distaccavano da una visione eteronormata della società, dalle aspettative nei confronti del sesso femminile. Punizione, allontanamento, delazione e rogo si abbattono come strumenti di potere su soggetti il più delle volte innocenti.

Pur di porre fine all’agonia della tortura, quant* hanno confessato alla commissione giudicante ciò che voleva sentirsi dire?

Il libro di Brian Levack, parte di una selezione di pubblicazioni che accompagna la mostra, inizia proprio con una confessione – inverosimile – di stregoneria datata 1617.

Conseguenze di psicosi, disagio sociale, superstizione, o piuttosto ergotismo (l’intossicazione dai funghi della segale che causavano allucinazioni) si intrecciano nelle letture delle sentenze in direzione di una colpevolezza raramente suffragata da prove oggettive. Il mostruoso femminile. Il patriarcato e la paura delle donne, è il titolo di un altro testo in consultazione, di Jude Ellison Doyle: a chiudere il ritratto del fenomeno qui sintetizzato; è infine, come spesso accade, la paura del diverso, o meglio di ciò che non si può controllare, che trasforma la caccia alle streghe in una storia di forme di controllo e sottomissione.

Come racconta Silvia Federici, una delle più grandi studiose del fenomeno, la caccia alle streghe prosegue fino ai giorni nostri ed è radicata nella società contemporanea. Secondo la Federici, presente in due volumi, questa caccia è tornata a scatenare nel XXI secolo una nuova ondata di violenza, interpersonale e istituzionale, contro le donne. Una violenza che può assumere connotati domestici e sessuali, come la cronaca ci abitua ad ascoltare, ma anche di natura economica e strutturale, più facili da ignorare o da dimenticare.

Per questo, l’installazione “DALLA PARTE DELLE STREGHE” non è solo una maniera di raccontare, a parole e attraverso l’appuntamento con la medievalista GIULIA ZORNETTA, le violenze che ci richiamano al passato lontano, ma anche una forma di manifestare e di ricordare, nel presente, da che parte stiamo.

In collaborazione con il Sistema Bibliotecario Urbano

In collaborazione con Centre d’Art Bastille, Grenoble

Con il sostegno del comune di Bergamo

Co-funded by the European Union