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STARRY SPECULATIVE NIGHT

STARRY SPECULATIVE NIGHT

STARRY SPECULATIVE NIGHT
12.06 – 31.08.21

Artisti: Francesco Pacelli, Luca Petti, Antonio Gramegna, bn+BRINANOVARA

Insoddisfatto dei propri limiti, l’uomo ha sempre cercato di guardare oltre i confini della propria conoscenza, per indagare ciò che sta al di là del proprio orizzonte. Lo sguardo si è dunque rivolto al cosmo, come luogo del pensiero oltre il pensiero, nella poesia di Leopardi e nella filosofia di Schopenhauer, o come luogo di esplorazione spaziale, relativismo e ricerca scientifica. 

Sulle soglie dell’abisso, una consapevolezza ha dominato queste speculazioni: che il cosmo è il luogo dell’Altro; un luogo che non contempla la ragione della nostra esistenza e, anzi, vi introduce il dubbio. 

Le opere di Starry speculative night esprimono l’attrazione che suscita in noi il vuoto cosmico, un terreno di indagine in cui è possibile pensare un mondo lontano da una logica antropocentrica. Questo orizzonte speculativo è ciò che Eugene Thacker definisce il mondo-senza-di-noi. Una metafisica negativa dove il pensiero si volge costantemente verso i propri limiti, verso la soglia dove la conoscenza positiva si trasforma in conoscenza negativa.

In questa oscurità, i profili e le architetture dei quadri di bn+BRINANOVARA (Giorgio Brina e Simone Novara) emergono come fugaci apparizioni, all’interno di un paesaggio condiviso con le opere degli artisti Luca Petti, Francesco Pacelli e Antonio Gramegna. 

Al centro della sala Echoes (2021), una scultura di Francesco Pacelli (Perugia, 1988), dialoga con le installazioni luminose di Antonio Gramegna (Bari, 1990), che illuminano la volta e si riflettono sulle opere circostanti. Echoes è una scultura circolare che riprende l’elemento dell’enso tibetano e il simbolo mitologico dell’uroboro, riconosciuto nella cultura popolare come il serpente che si mangia la coda, formando un cerchio senza inizio e senza fine.

Seguendo il percorso artistico e letterario di alcuni autori, Thacker giunge a teorizzare l’esistenza di un pessimismo cosmico retinico, attribuendogli un carattere sinestetico. L’occhio riconosce nell’oscurità il concetto di non sapere e il nero, polo negativo del binomio presenza/assenza, pieno/vuoto, vita/nulla cosmico, introduce una nuova lettura anche nel lavoro di Fludd, Goethe, Schopenhauer e Caravaggio. Il nero non denota così solo l’ignoto, o la semplice mancanza di conoscenza, ma il punto cieco della conoscenza, che permane luogo insondabile alla ragione. 

Nella notte che cala sullo spazio, il lavoro di Luca Petti (Benevento, 1990) diffonde invece i bagliori del bismuto, metallo che ricopre la scultura di un kiwano, un frutto coltivato in territorio ligure. Questo frutto è avvolto dall’artista in una superficie cangiante, un involucro dai colori tossici che esalta la fragilità della pianta rampicante, attribuendogli un carattere di estraneità e luminescenza.

STARRY SPECULATIVE NIGHT
12.06 – 31.08.21

Artisti: Francesco Pacelli, Luca Petti, Antonio Gramegna, bn+BRINANOVARA

Insoddisfatto dei propri limiti, l’uomo ha sempre cercato di guardare oltre i confini della propria conoscenza, per indagare ciò che sta al di là del proprio orizzonte. Lo sguardo si è dunque rivolto al cosmo, come luogo del pensiero oltre il pensiero, nella poesia di Leopardi e nella filosofia di Schopenhauer, o come luogo di esplorazione spaziale, relativismo e ricerca scientifica. 

Sulle soglie dell’abisso, una consapevolezza ha dominato queste speculazioni: che il cosmo è il luogo dell’Altro; un luogo che non contempla la ragione della nostra esistenza e, anzi, vi introduce il dubbio. 

Le opere di Starry speculative night esprimono l’attrazione che suscita in noi il vuoto cosmico, un terreno di indagine in cui è possibile pensare un mondo lontano da una logica antropocentrica. Questo orizzonte speculativo è ciò che Eugene Thacker definisce il mondo-senza-di-noi. Una metafisica negativa dove il pensiero si volge costantemente verso i propri limiti, verso la soglia dove la conoscenza positiva si trasforma in conoscenza negativa.

In questa oscurità, i profili e le architetture dei quadri di bn+BRINANOVARA (Giorgio Brina e Simone Novara) emergono come fugaci apparizioni, all’interno di un paesaggio condiviso con le opere degli artisti Luca Petti, Francesco Pacelli e Antonio Gramegna. 

Al centro della sala Echoes (2021), una scultura di Francesco Pacelli (Perugia, 1988), dialoga con le installazioni luminose di Antonio Gramegna (Bari, 1990), che illuminano la volta e si riflettono sulle opere circostanti. Echoes è una scultura circolare che riprende l’elemento dell’enso tibetano e il simbolo mitologico dell’uroboro, riconosciuto nella cultura popolare come il serpente che si mangia la coda, formando un cerchio senza inizio e senza fine.

Seguendo il percorso artistico e letterario di alcuni autori, Thacker giunge a teorizzare l’esistenza di un pessimismo cosmico retinico, attribuendogli un carattere sinestetico. L’occhio riconosce nell’oscurità il concetto di non sapere e il nero, polo negativo del binomio presenza/assenza, pieno/vuoto, vita/nulla cosmico, introduce una nuova lettura anche nel lavoro di Fludd, Goethe, Schopenhauer e Caravaggio. Il nero non denota così solo l’ignoto, o la semplice mancanza di conoscenza, ma il punto cieco della conoscenza, che permane luogo insondabile alla ragione. 

Nella notte che cala sullo spazio, il lavoro di Luca Petti (Benevento, 1990) diffonde invece i bagliori del bismuto, metallo che ricopre la scultura di un kiwano, un frutto coltivato in territorio ligure. Questo frutto è avvolto dall’artista in una superficie cangiante, un involucro dai colori tossici che esalta la fragilità della pianta rampicante, attribuendogli un carattere di estraneità e luminescenza.